sabato 30 marzo 2024
mercoledì 20 marzo 2024
Sistema per la informazione per la Sicurezza della Repubblica . Nota Il Continente Americano
La Relazione sulla politica dell’informazione
per la sicurezza della Repubblica, che ogni anno entro il 28 febbraio, deve
essere presentata al Parlamento e quindi ai cittadini italiani riflette diversificata gamma alla sicurezza
nazionale, che dalla prospettiva dell’intelligence, sono state alla prioritaria
attenzione nel corso del 2023. La Relazione poi evidenzia le principali
direttive di intervento lungo le quali gli Organismi informativi hanno operato a tutela degli interesse
nazionali in aderenza ai principi costituzionali.
Si indicano quindi i punti
sviluppati nella prima parte della Relazione.
Nel primo capitolo dedicato agli scenari strategico, in cui si parla di Crisi Medio orientale, Conflitto russo-ucraino, Balcani, Africa ed Asia, la relazione non propone se non in modo indiretto, un interesse nazionale per scenari americani Nella ampia gamma di informazioni infografiche. si possono cogliere spunti che interessano el are sia del nord America che del caraibe che latinoamericane.
La Relazione è disponibile sui
siti governativi e può essere chiesta alla Emeroteca del CESVAM alla email:
centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org
domenica 10 marzo 2024
Canada. The Military Balance 2018 Le Capacità militari 2017
Capabilities Canada’s armed forces are focused principally on territorial defence, as well as contributing important capabilities to international missions, principally through NATO.
The 2017 defence review reaffirmed commitments to NATO, but also to modernising capabilities, including cyber power. Canada operates a volunteer force with high standards of training. The review promised to increase regular and reserve forces, with particular enhancements in the areas of cyber and intelligence. Deployments, although relatively small scale, underscore a determination to maintain a power-projection capability and international engagement. Canada’s leadership of a NATO battlegroup in Latvia highlights a continuing capability to deploy mediumsized land formations. It has also contributed to NATO’s airpolicing mission. Meanwhile, the deployments of frigates and submarines to the NATO theatre and the Pacific demonstrate continuing blue-water naval capabilities.
The 2017 review pledged to finally deliver on a range of delayed procurements aimed at making the services more suitable to future operations. It raised the target for a new-generation fighter to 88 aircraft, but a trade dispute with Boeing saw Canada turn to Australia to purchase second-hand F/A-18s to supplement its current fleet. In October 2018, the government selected the Lockheed Martin-led consortium and its BAE Systems Type-26 frigate design as the preferred bidder for Canada’s future surface combatant. Canada maintains a well-developed range of mainly small and medium-sized defence firms.
The strongest sector is in combat vehicles and components, though the naval sector has recently developed. ACTIVE 66,600 (Army 23,000 Navy 8,300 Air Force 12,000 Other
giovedì 29 febbraio 2024
Yhe MIlitary Balance 2018. Capitolo III Indice Nord America
The 2018 Nuclear Posture Review committed to nuclear modernisation, including development of low
yield warheads for SLBMs and, in the longer term, a modern nuclear-armed sea-launched cruise missile.
Pentagon efforts to partner with Silicon Valley and technology firms to accelerate innovation have met some opposition from the sector, including refusal by Google staff to participate in the Project Maven AI initiative.
The US army is fielding specially trained Security Force Assistance Brigades to provide trainers, advisors and mentors to partner other nations’ forces. It continues to balance the requirements of ongoing missions with the reorientation to traditional tasks, also improving its combat-training centres and hastening their reorientation to high-end combat.
The US Air Force continues to face the challenge of an ageing inventory combined with the lower pace of delivery of replacement types. USAF chiefs are advocating an expanded number of operational squadrons: the target mentioned is 386 by 2030.
Any question of whether the Pentagon wanted to sustain two combat aircraft manufacturers (Lockheed Martin plus one other) appears to have been resolved with Boeing picking trainer, tanker UAV, and helicopter orders that will help sustain its military business.
The US Navy continues to try to balance rebuilding readiness with achieving early progress towards increasing platform numbers to achieve a 355-ship battle force target.
After delays, Canada announced that a consortium led by Lockheed Martin (with the UK Type-26 design) was the preferred bidder for its Canadian Surface Combatant program
martedì 20 febbraio 2024
sabato 10 febbraio 2024
Antonio Trogu. Paesi del club dell'atomo. Stati Uniti
Gli USA sono stati i primi a dotarsi
di un programma nucleare e gli unici a impiegare i due ordigni atomici della
storia. Nel 1965, nel pieno della guerra fredda, l'arsenale americano ha raggiunto
il suo massimo, con ben 32mila armi disponibili. Questo numero è poi
progressivamente diminuito, fino a registrare quota settemila nel 2012, di cui
2.300 pronte per essere utilizzate, e 4500 nel 2016, di cui 1500 in attesa di
dismissione. Alcune di queste sono schierate nelle basi militari stanziate
in paesi stranieri, tra i quali l'Italia[1].
Nonostante tale
riduzione gli Stati Uniti,insieme alla Russia, mantengono la leadership per
percentuali di ordigni nucleari in dotazione. Secondo gli esperti, dall'inizio del
1945 al 1990, anno che segna la fine della guerra fredda, gli Stati Uniti hanno
prodotto circa 70mila testate nucleari, spendendo una somma corrispondente a
circa 8 trilioni di dollari. Tuttavia, nonostante la volontà dell'Amministrazione
americana di ridurre i propri armamenti nucleari, il Governo sosterrà nei
prossimi 30 anni numerose spese per rinnovare quelli esistenti.
Ma vi sono anche altre spese strettamente
legate agli armamenti nucleari, a causa dei vecchi poligoni dove sono state
testate, dei siti di stoccaggio e delle strutture per la produzione e la
ricerca. Non da ultimo come conseguenza della corsa agli armamenti che ha
portato allo sviluppo e produzione di migliaia di testate nucleari, il
Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti ha dovuto iniziare ad occuparsi
della bonifica e dello stoccaggio di tonnellate di scorie radioattive. Si puo’
affermare senza tema di smentite che se il costo per la produzione di armi
nucleari negli Stati Uniti è cresciuto rapidamente e continua a crescere,
quello per lo smaltimento dei rifiuti e delle componenti di scarto non e’ da
meno. Il compito è affidato al DoE [2],
lo stesso dipartimento che gestisce la produzione di tutta l’energia del Paese,
compresa appunto l’energia nucleare, e ciò che lascia alle sue spalle
ovvero l’aspetto potenzialmente più nocivo; immagazzinamento e trattamento di oltre 90 milioni di litri di
rifiuti radioattivi e pericolosi situati in più di 240 grandi serbatoi
sotterranei; trattamento di milioni di metri cubi di suolo e oltre 1 miliardo
di galloni di acque sotterranee, smaltimento di tonnellate di combustibile
nucleare e di materiali come uranio altamente arricchito e plutonio.
Il processo, oltre che complesso e in
alcuni casi pericoloso, richiederà ancora molti anni per essere terminato e non
esclude un aumento dei costi previsti.
mercoledì 31 gennaio 2024
Antonio Trogu. Contrapposizione USA ed URSS nella corsa al Nucleare
Contrapposizione USA e URSS nella corsa al nucleare
Tra
il 1946 e
il 1958 gli
Stati Uniti provocarono decine di esplosioni nucleari nell'atollo
di Bikini. La guerra fredda
era ormai inequivocabilmente cominciata e i sovietici non tardarono a
compensare il gap che li separava dagli americani. Nel 1949 l’URSS
sperimentò la sua prima bomba atomica nel poligono siberiano nucleare di Semipalatinsk, nei pressi
della città chiusa di Kurchatov.
Inizia a questo punto una corsa al rilancio,
sul piano tecnologico, che andrà avanti, ufficialmente, fino alla caduta del
muro di Berlino, ma che in realtà continua tutt’ora. Nell'immediato dopoguerra
l'arma atomica fu acquisita da tutte le principali potenze mondiali (Regno
Unito - 1952, Francia - 1960, Cina - 1964), inoltre le armi nucleari divennero
sempre più complesse dando origine ad una varietà di ordigni.
Ma
la vera “rivoluzione” si sarebbe avuta coniugando il potenziale distruttivo
della bomba all’idrogeno (bomba H, o “termonucleare”) all’invulnerabilità di un
missile balistico, il quale avrebbe aggirato qualunque difesa contro-aerea
colpendo inevitabilmente il bersaglio, con danni pressoché incalcolabili,
determinando quindi una distinzione “qualitativa” tra armi nucleari e armi
convenzionali.
Ma
una prima avvisaglia sui potenziali pericoli circa l'impiego di armi nucleari c'era già stata durante la guerra di Corea,
quando il generale MacArthur aveva
cercato inutilmente di far accettare la sua proposta di utilizzare l'atomica
sulla Cina. Intanto nuove
armi nucleari, come la temuta bomba
all'idrogeno, erano diventate
realtà; l'Unione Sovietica nell’agosto del 1953, fece esplodere per prima
nell’atmosfera due bombe all’idrogeno,di potenza limitata a 400 kilotoni. Gli
Stati Uniti fra il febbraio ed il maggio 1954 effettuarono sei esplosioni
sperimentali di bombe all’idrogeno già provate in laboratorio nel 1952, la prima di queste aveva
una potenza di 15 megatoni.[1]
I successivi avvenimenti
geopolitici, culminati con l'episodio della Baia dei Porci (1961), in cui un gruppo di
esuli cubani finanziati dalla CIA tentò
di invadere l'isola di Cuba fecero precipitare i rapporti
tra le superpotenze USA e URSS, tanto che il presidente John
Fitzgerald Kennedy,
in un discorso alla nazione americana del 6 ottobre 1961,
raccomandò vivamente alla popolazione di procedere celermente alla costruzione
di rifugi
antiatomici, non
potendo lo Stato farsi carico della salvezza e della protezione di ogni singolo
cittadino. Egli stesso ebbe il proprio bunker personale, localizzato
a Peanut
Island, nella
contea di Palm
Beach in Florida. Sempre nello stesso anno
l'URSS, peraltro, aveva fatto esplodere una bomba all'idrogeno con un
potenziale superiore di quasi cinquemila volte all'atomica sganciata su
Hiroshima.
2.2. Armi nucleari tattiche e guerra nucleare limitata
La mancanza di volontà di
utilizzare armi nucleari strategiche (ovvero con effetti distruttivi pressoché
incalcolabili) in caso di attacco sovietico contro gli alleati europei,
combinata alla necessità di rassicurare comunque questi ultimi sulla
disponibilità degli americani a far ricorso al proprio arsenale nucleare, qualora
il loro territorio fosse stato attaccato, spinse gli Stati Uniti ad elaborare
armi e strategie per una guerra nucleare limitata. È in quest’ottica che
vennero sviluppate le armi nucleari tattiche (o “da teatro”, o “da
campo di battaglia”); armi a corto raggio dal potenziale distruttivo più
contenuto rispetto a quelle strategiche. La seconda metà degli anni ’50 vide
l’ascesa e subito dopo il declino (almeno sul piano concettuale) di questo
orientamento: il valore eminentemente difensivo attribuito inizialmente a
queste armi, che sarebbero state utilizzate contro i contingenti nemici
prossimi ad invadere i Paesi alleati, venne successivamente messo in
discussione dalla considerazione che proprio il nemico avrebbe potuto
utilizzarle invece in maniera offensiva per aprire la strada alle sue truppe;
inoltre l’argomento secondo il quale il ridotto potenziale distruttivo di
queste armi le avrebbe rese idonee ad essere utilizzate senza eccessivi danni
per i civili apparve subito discutibile. Il potenziale distruttivo e
soprattutto gli effetti ritardati erano troppo devastanti perché potessero
essere utilizzate come armi convenzionali “un po’ più potenti”, in particolare
nelle aree densamente popolate dell’Europa occidentale coinvolte da una
eventuale invasione sovietica. La distinzione tra armi nucleari strategiche e
tattiche, se pure interessante sul piano teorico, si rivelava di fatto
irrealizzabile sul piano pratico. Le armi tattiche tuttavia continuarono ad
essere protagoniste del dibattito nucleare per i decenni successivi
sostanzialmente per due motivi: 1) anche i sovietici avevano sviluppato un loro
programma di armi nucleari tattiche, quindi, non fosse altro che per ragioni di
equilibrio, era opportuno mantenerle; 2) rappresentavano comunque la garanzia, per
gli alleati europei, dell’intenzione degli Stati Uniti a far ricorso al proprio
arsenale nucleare per difenderli.
Il problema che a questo punto si
presentò agli strateghi nucleari per
tutti gli anni ’50, fu il seguente: se un attacco con armi nucleari fosse effettivamente
accettabile qualora in grado di distruggere le capacità di rappresaglia
nucleare del nemico; cosa succede se ciò non avviene e ci si espone alla
rappresaglia potenzialmente devastante di quest'ultimo? Ecco che l’ipotesi
dell’attacco preventivo, volto a distruggere a terra le forze di rappresaglia
nemiche, non appare più attuabile. La
rincorsa, da parte di entrambe le super-potenze, al raggiungimento di una
supremazia nelle armi di “primo colpo”, accompagnata dalla paura reciproca che
“l’altra” potesse raggiungerla per prima, rendevano pericolosamente aleatorio
il controllo effettivo di un confronto nucleare a distanza. In caso di
squilibrio a vantaggio di una delle due parti, il rischio di utilizzo del proprio
arsenale nucleare di “primo colpo” sarebbe diventato concreto. La super-potenza
che avesse raggiunto la supremazia avrebbe potuto sfruttare il vantaggio, quella
rimasta indietro avrebbe cercato di “bruciare sul tempo” il nemico con un
attacco preventivo, impedendogli così di avvalersi del vantaggio raggiunto. Che
questa logica, molto cinica, potesse condurre i due contendenti, “loro
malgrado”, ad uno scontro nucleare, fece emergere prepotentemente l’importanza
del concetto di stabilità e di stallo nucleare, in virtù del
quale entrambe le potenze dovevano possedere armi di rappresaglia
invulnerabili. In sostanza, il possesso di armi di rappresaglia invulnerabili
costituiva paradossalmente la garanzia di sicurezza e, pertanto,
“tranquillizzare” il nemico circa l’invulnerabilità del suo arsenale di
rappresaglia nucleare era importante tanto quanto assicurarsi l’invulnerabilità
del proprio arsenale (un nemico “tranquillo” è un nemico meno pericoloso).
[1] Ennio Di Rolfo Storia delle relazioni internazionali: II. Gli anni della guerra fredda 1946-1990
Edizioni Laterza
sabato 20 gennaio 2024
Un Treno chiamato "Maya".
Fonte Luis Reygada, Un treno chiamato Maya, in Le monde diplomatique, n 1 Anno XXXI, gennaio 2024,
CESVAM EMEROTECA
mercoledì 10 gennaio 2024
domenica 31 dicembre 2023
mercoledì 20 dicembre 2023
domenica 10 dicembre 2023
Tesi di Laurea Bibliografia Fonti
La biblioteca online è fruibile gratuitamente dall’Ateneo collegandosi al Wi-Fi interno.
Qualora si intenda collegarsi dall’esterno è necessario inviare una mail all’indirizzo: biblioteca@unicusano.it specificando:
- Cognome
- Nome
- Facoltà (MASTER politica militare comparata) ( oppure Storia militare contemporanea) ( oppure Terrorismo ed antiterrorismo internazionale)
- Username accesso portale Sophia
- Matricola
giovedì 30 novembre 2023
Istituto del Nastro Azzurro. La Medaglia del Centenario 1923 - 2023
La Medaglia presenta nel dritto
una composizione che vuole immolare quei caratteri e simboli celebrativi e
risorgimentali sottolineando il senso del Valore Militare. In esso si racconta
il momento epico per un militare, La Medaglia ricevuta per il valore militare
dimostrato, che viene compiuto con l’intervento della Dea Roma che gli porge la
Medaglia stessa. Il militare premiato
rappresenta simbolicamente l’Ardito, facendo riferimento ad Ettore Viola, uno
dei fondatori dell’Istituto del Nastro Azzurro. Questa scena scultorea viene
racchiusa in una cornice simbolica i cui particolari inquadrano il luogo della
scena della città di Roma, con i suoi monumenti: Vittoriano, Campidoglio,
Colonna Traiana. In alto lo stemma araldico dell’Istituto del Nastro Azzurro
ripetuti nella parte inferiore ove troviamo in esergo la scritta “Centenario
dell’Istituto del Nastro Azzurro” Il Dritto termina con la scritta al centro in
caratteri romani “Roma 1923 -2023”
Il rovescio sinteticamente rappresenta l’immagine
della Medaglia al Valore Militare, oggi in uso.
Realizzata in Bronzo dallo
scultore-incisore Michele-Monaco ha un diametro di 8 centimetri, realizzata in
300 copie, in cofanetto. Può essere chiesta a: segreteriagenerale@istitutonastroazzurro.org Cellulare 351 796 8406
lunedì 20 novembre 2023
Terrorismo ed Antiterrorismo. Fonti
BIBLIOGRAFIA
·
Atlante geografico metodico De Agostini,
Libreria Geografica – Geo4Map, Novara, 2022
·
Atlante delle guerre e dei conflitti del
mondo, Decima edizione, Associazione 46° Parallelo, Grafiche Garattoni,
Rimini, 2021
·
G. CHALIAND, A. BLIN, a cura di, Storia del
terrorismo, Dall’antichità ad Al Qaeda, titolo originale Histoire du
terrorisme, De l’Antiquitè à Al Quaida, traduzione di Daniele Rocca, UTET
libreria, Albairate (MI), 2007
·
R. RAZZANTE, Comprendere il terrorismo, Spunti
interpretativi di analisi e metodologie di contrasto al fenomeno, Pacini
Editore, Pisa, 2019
·
G. SPADAFORA, Antiterrorismo, Dalla storia
alla figura del Security Manager, Dario Flaccovio Editore, Palermo, 2017
·
A. ORSINI, Isis, I terroristi più fortunati
del mondo e tutto ciò che è stato fatto per favorirli, Rizzoli, Milano,
2017
·
A. ORSINI, L’Isis non è morto, ha solo
cambiato pelle, Rizzoli, Milano, 2018
·
L. IPPOLITO, a cura di, Che cos’è l’ISIS, Il
Califfo, i suoi eserciti, la sua ideologia, perché non possiamo restare
indifferenti, Corriere della Sera, RCS MediaGroup S.p.A. Divisione Media,
Milano, 2015
·
L. VIDINO, F. MARONE, E. ENTENMANN, Jihadista della porta accanto,
Radicalizzazione e attacchi jihadisti in Occidente, titolo originale Fear Thy Neighbor. Radicalization
and Jihadist Attacks in the West, ISPI, 2017, traduzione di Silvia Carenzi, Ledizioni
LediPublishing, Milano, 2017
·
A. BAUSANI, L’Islam, Una religione, un’etica,
una prassi politica, Garzanti Editore, Milano, 2011
·
D. DELL’ORCO, Non chiamateli Kamikaze, Dai
Cavalieri del Vento Divino ai tagliagole dell’Isis, Giubilei Regnani
Editore, Roma – Cesena, 2017
SITOGRAFIA
·
P. ORIZIO, Terrorismo all’arma bianca, AnalisiDifesa,
Magazine On-Line, 2017, consultabile al link https://www.analisidifesa.it/2017/06/terrorismo-allarma-bianca/
·
G. LA ROCCA, A. MARRONE, Spazio: nuove
strategie per la difesa italiana in Europa, Istituto Affari Internazionali,
Rivista On-Line, 2022, consultabile al link https://www.affarinternazionali.it/spazio-difesa-italia-europa/
· IS,
Non smetteremo mai di combattervi, al lavoro o nelle vostre case, video
consultabile al link https://www.youtube.com/watch?v=egywDlwkcEY
· D.
SHADNIA, A. NEWHOUSE, M. KRINER, A. BRADLEY, Case Study in Neo-Fascist
Accelerationist Coalition Building Online, in italiano Caso di studio nella
costruzione online di una coalizione accelerazionista neofascista, Tech
Against Terrorism, 2022, consultabile al link https://www.techagainstterrorism.org/wp-content/uploads/2022/06/CTEC__TAT-Accelerationism-Report-.pdf
· A.
ORSINI, Gli attentati dell’Isis in Europa occidentale. Un’interpretazione
sociologica, Roma Tre-Press Pubblicazioni On-line, Università degli Studi
Roma Tre, anno VIII, n. 3, 2018, consultabile al link https://romatrepress.uniroma3.it/wp-content/uploads/2020/01/Gli-attentati-dell%E2%80%99Isis-in-Europa-occidentale.-Un%E2%80%99interpretazione-sociologic.pdf
· F.
CASCINI, A. CALANDRO, N. GIORDANO, G. LA SCALA, S. PARISI, M. QUATTROMANI, G.
SIMONE, P. SPAMPANATO, D. SCHIATTONE, La radicalizzazione del terrorismo
islamico, elementi per uno studio del fenomeno di proselitismo in carcere,
Ministero della Giustizia, Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria,
Istituto Superiore di Studi Penitenziari, Quaderni ISSP n. 9, 2012,
consultabile al link https://www.giustizia.it/cmsresources/cms/documents/radicalizzazione__del__terrorismo_islamico.pdf
· Report
Contrasto al terrorismo internazionale, con particolare riferimento al fenomeno
dei foreign fighters, Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale,
rivista trimestrale, con il sostegno del Ministero degli Affari Esteri e della
Cooperazione Internazionale, Vol. LXXIV n. 4, 2019, consultabile al link https://www.esteri.it/mae/resource/doc/2020/04/sioi_reportterrorismo.pdf
· R.
ALCARO, La lotta al terrorismo dopo l’11 settembre, Principali iniziative
degli USA e dell’UE, Prospettive per la cooperazione transatlantica,
servizio affari internazionali del Senato della Repubblica Italiana, XIV
legislatura, 2005, estratto tramite l’Istituto Affari Italiani, consultabile al
link https://www.iai.it/sites/default/files/pi_a_c_014.pdf
·
L. VIDINO, F. MARONE, The Jihadist Threat in
Italy, in italiano La minaccia Jihadista in Italia, Istituto per gli
Studi di Politica Internazionale, pubblicazione Analysis n. 318, 2017, consultabile al link https://www.ispionline.it/sites/default/files/pubblicazioni/analisi318_vidino-marone.pdf
·
L. VIDINO, Il Jihadismo autoctono in Italia,
nascita, sviluppo e dinamiche di radicalizzazione, Istituto per gli Studi
di Politica Internazionale, Milano, 2014, pubblicazione consultabile al
link
https://www.ispionline.it/sites/default/files/pubblicazioni/il_jihadismo_autoctono_in_italia.pdf
· UN
- Security Council – Counter – Terrorism Commitee (CTC), consultabile al link https://www.un.org/securitycouncil/ctc/content/about-us-0
· https://osservatorioglobalizzazione.it/osservatorio/le-nuove-forme-di-conflitto-nellera-globale/
venerdì 10 novembre 2023
Destrutturazione e massimalismo
Ten. Cpl. Art. Pe. Sergio Benedetto
Sabetta
“La fine della storia
siamo noi europei imbambolati nella nostra civiltà “gentile” mentre fuori la
foresta brucia. La villa nella giungla si congratula con sé stessa mentre la giungla
dilaga nella villa” ( 8, Editoriale, in Limes “La Guerra Continua”, 1/23)
Come è stato più volte sottolineato in questi anni, la pandemia è stata
un detonatore che ha portato all’esplosione delle tensioni nascoste, subissate
dalla quotidianità sia in ambito nazionale che internazionale, ultimo caso è la
polemica in atto, in questi giorni, sulla nuova motorizzazione elettrica da
imporre nell’U.E. entro il 2035.
Ad una prima
fase, nella primavera del 2020, di unità, dando un’agenda politica dove non esisteva
e creando uno slancio emotivo unitario, è subentrata una fase di scontri di
interessi, di emergere di malesseri nascosti, di sfruttamento
economico-speculativo delle possibilità date dall’affluire delle risorse per il
rilancio dell’economia, dalle necessità urgenti da risolvere, piegandole ai
propri interessi sotto la bandiera umanitaria della necessità a cui rispondere.
Come in
tutti i momenti di crisi sistemici una delle risposte è stata
l’esternalizzazione delle idee, trasformate in fede ideologica totalizzante, massimalismi
che si sono affermati in tutti i campi, da quello politico a quello
economico-naturalista.
Esempi
storici nell’età moderna sono numerosi, se si pensa ai casi maggiori delle
Rivoluzioni Inglese del XVII secolo, Francese del XVIII secolo e Russa del XX
secolo, dove la Rivoluzione portò a posizioni estremiste, fino, in molti casi,
a eliminare alcuni dei suoi stessi artefici.
Attualmente
in questa riformulazione del mondo globale e dei suoi rapporti interni, stiamo
assistendo alle estremizzazioni delle nuove ideologie nate dalle necessità
storiche dell’inizio del XXI secolo,
conseguenze della esponenziale crescita tecnologica unita all’esplosione
demografica.
Come in
tutte le crisi si innesta immediatamente un aspetto speculativo insito
nell’essere umano, quale accumulatore di risorse in termini di potere.
Si è più
volte evidenziato che la tecnologia non è di per sé asettica, essa è una
manifestazione ed esercizio di potere, il suo sviluppo può quindi essere
direzionato, come diffuso o concentrato, anche se non immediatamente evidente,
magari presi come siamo dall’euforia.
La stessa
transizione ecologica può diventare una fonte di speculazione e potere, agendo
sulla necessità del cambiamento non si ha la visione del rapporto breve
termine/lungo termine, si suggeriscono o impongono comportamenti e azioni che
dagli immediati proclami di vittoria si risolvono, nel lungo periodo, in nuovi
problemi se non disastri, economici ed ecologici.
Il Living Planet Report 2022 parla di una diminuzione
media della fauna selvatica tra il 1970 e il 2018 del 69%, con punte del 94% in
America Latina e Caraibi, mentre dati peggiori riguardano le specie d’acqua
dolce che in 50 anni hanno subito una riduzione media dell’83%, noi non
possiamo fare a meno della Terra, anche se talvolta ci raccontano di possibili colonizzazioni
di lontani pianeti, ma la Terra può fare a meno di noi.
Ci si
concentra prevalentemente dove vi è la possibilità industriale di una nuova
produzione, proponendo attività che si risolvono semplicemente in scostamenti
delle aree di inquinamento e squilibri economici, senza una valutazione di
impatto o tacendone parte dei risultati.
Nella
realtà, non detta, in molti casi quello che interessa è semplicemente creare
nuovi mercati, senza considerare le conseguenze ultime nella loro gestione,
basti pensare al problema della plastica che non è risolto alla fonte ma
scaricato alla foce sui consumatori, promettendo un recupero totale impossibile
e non solo parziale.
Ma anche sul
piano economico e geo-strategico la destrutturazione può condurre a visioni
massimaliste e non prudenziali, quasi profetiche, affascinanti ma pericolose
nel lungo termine, foriere di improvvisi risvegli.
Come si
tendono a tacere gli aspetti strategici ed economici delle nuove tecnologie
ecologiste che si vogliono sviluppare, così si è propagata negli anni ’90 una
visione edulcorata del nuovo millennio, dove interventi armati asettici,
crescita economica infinita, una illusione di libertà assoluta, hanno indotto a
non volere prendere in esame i segnali delle nuove conflittualità latenti.
“Possiamo quindi immaginare l’entusiasmo con
cui la maggioranza giovane e povera dell’umanità segue le battaglie del Donbass,
da cui importa solo crisi. Soprattutto fame. O come abbia valutato la nostra
scompigliata reazione alla tragedia del Covid – per i caoslandesi, specie
africani, una epidemia tra le altre. Semmai blanda. Né stupisce che costoro
valutano il nostro recente ecologismo tutt’altro che ecumenico, giacché la “decarbonizzazione”
li condurrebbe al sottosviluppo. Per i cinesi e russi occasione unica per
penetrare l’ex Terzo Mondo, che considera gli occidentali nella migliore
ipotesi disinteressati alla sua sorte, nella peggiore neocolonialisti viziosi”.
(13-15, Editoriale, Il Resto del Mondo
siamo noi, in Limes – La Guerra Grande, 7/22).
Vi è sempre
una possibile doppia visione di ciascun fenomeno, a seconda del punto di vista
che può essere quello economico o culturale, circostanza che induce talvolta a
considerare negativamente il nostro agire, anche in rapporto dei risultati tra
breve e lungo periodo.
martedì 31 ottobre 2023
Parresia, ovvero "Dire il vero"
Ten. Cpl Art. Pe. Sergio Benedetto
Sabetta
Nell’attuale fase storica dove dalla globalizzazione informe dei principi
e valori schiacciati sull’unico valore economico si è passati ad una
conflittualità globale nella ricerca di una nuova suddivisione di aree di
influenza e rideterminazione di scale di potere a valori, nasce la necessità
della cura del sé quale conoscenza dell’Io premessa per una ricerca di
autonomia dalla globalizzazione desertificante (Habermas).
La libertà
di ricerca o di pensiero è nel mondo occidentale di fatto direzionata dalla
logica di mercato, se non nella ricerca, a posteriore nella sua divulgazione da
parte dei media secondo tesi di parte, ma anche i progetti culturali e il
finanziamento che ne consegue vengono ad influire, in molti casi anche secondo
criteri ideologici.
Già i Greci
individuarono due tipi di verità, innanzitutto il Logos, ossia la verità nel pubblico, e successivamente attraverso
l’insegnamento di Socrate il Bios, la
verità nel privato ovvero la conoscenza del “sé”.
Tuttavia,
come in tutto l’agire umano, vi è una possibile doppia lettura, la parresia o
libertà di parola può in democrazia essere pervertita in una forma di
“demagogia”, se non “insolenza”.
Nel mondo
greco l’accesso alla verità risiede nel possesso delle qualità morali e nel
dovere comunicare la verità, nell’età moderna in Cartesio vi è il dubbio e la
verità risiede nella sua evidenza, dove opinione e verità coincidono.
La verità
non risiede per il “parresiastes” nel
discorso lungo e retorico, bensì nel
dialogo aperto, questo tuttavia comporta nel dire la verità un rischio o
pericolo nell’irritare l’interlocutore, la parresia è quindi legata al coraggio
nell’essere esercitata dal “basso” verso
“l’alto”, ovvero del potere di “uno” o della “maggioranza”, essendo la
“parresia democratica” differente dalla “parresia monarchica”, dove vi è un
dovere da parte del consigliere del sovrano di dire la verità.
1
Per Platone il pericolo della
parresia risiede non tanto nella presa di potere da parte di un demagogo, bensì
nella mancanza di uno stile di vita comune, ossia di alcuni valori di vita
fondamentali da condividere, che creano unità.
Se la
libertà di dire (logos) corrisponde
alla libertà di fare (bios), questa
per Demostene non è solo un diritto o privilegio ma risulta nei fatti essere
una attitudine personale, che in Aristotele diviene una qualità etico-morale.
La parresia,
quale verità, si pone anche nel rapporto tra logos (discorso) e nomos
(legge), in cui Platone individua la parresia politica nel rapporto “logos, verità, nomos”, mentre la
parresia etica risiede nel rapporto “logos,
verità, bios”, òa parresia deve quindi superare il puro concetto per
diventare una pratica.
Mentre
Plutarco pone il problema dell’autoinganno, Socrate quello della conoscenza di
se stessi, entrambi legati alla risolutezza nei propositi, passando dal dire la
verità agli altri al dire la verità a se stessi, temi tra loro legati.
“Noi siamo gli adulatori di noi stessi” (89,
M.Foucault), per questo abbiamo bisogno
del “parresiastes”, ma chi può
essere questi se non colui che è in un
rapporto armonico tra le parole (logoi)
e le sue azioni (erga), solo in
questa possibilità di resoconto vi è la conferma del ruolo di esaminatore (basanos) della vita altrui, superando la
distanza tra discorso e pensiero propria dei sofisti.
Nascono due
interrogativi, come stabilire se un’affermazione è vera, qual è l’importanza di
dire la verità e di conoscere la verità, sia per l’individuo che per la
società.
Diogene dice
ad Alessandro “ So che sei stato offeso e
so anche che sei libero. Tu hai sia la capacità che la legittimazione giuridica
per uccidermi. Ma sarai abbastanza coraggioso da ascoltare dalla mia bocca la
verità, o sei così codardo da dovermi uccidere?”. “Ebbene, puoi uccidermi, ma
se lo fai nessun altro ti dirà la verità”. (85, M. Foucault)
2
BIBLIOGRAFIA
·
AA.VV.,
Vero o falso. L’uso politico della storia, a cura di Marina Caffiero e M.
Micaela Procaccia, Donzelli Ed. 2008;
·
Foucault
M., Discorso e verità nella Grecia antica, Donzelli Ed. 2005;
·
Hadot
P., Esercizi spirituali e filosofia antica, Einaudi 1988;
·
Jaeger
W., Paideia. La formazione dell’uomo greco, La Nuova Italia, 1978.
venerdì 20 ottobre 2023
La Popolazione degli Stati Unti d'America. Gli Stati dell'Unione.
Fonte LIMES Rivista Italiana di Geopolitca
La Carta della distribuzione della popolazione negli Stati
Uniti mostra come gli Stati dell’Unione
hanno una popolazione non degna di uno
Stato indipendente, soprattutto se rapporti agli Stati Europei LO Stato più
popoloso è la California con 39 milioni
di abitanti, ovvero 2/3 della
popolazione dell’Italia (circa 60 milioni di abitanti) Il Texas con circa 28
milioni di abitanti, la Florida, con circa 20 milioni di abitanti e lo Stato di
Nwe York con cica 19 milioni di abitanti. Questi sono gli Stati più popolati.
Come entità della popolazione avrebbero, se non inseriti nell’Unione, un peso
specifico decisamente molto scarso. Vi è
una fascia di Stati che hanno una popolazione tra i 10 ed i 20 milioni di
abitanti, ed una ulteriore fascia di Stati tra il milione e i 10 milioni di
abitanti. Infine vi sono Stato come il Norh Dakota che ha circa 745.000
abitanti il Wyoming 583.000 abitanti il Montana circa un milione di abitanti il
Vermont circa 600.000 abitanti el’Alaska con non più di 740.000 abitanti Dal punto di vista demografico questi Stati
si potrebbero paragonare a delle provincie italiane.
Il dato totaleè una popolazione di 328239523.
L’unione degli Stati Uniti rappresenta quindi per moltissimi
Stati la vera forza politica dei singoli
Stati che attraverso l’organizzazione federale hanno trovato il delta in più
per avere avere peso politico e ricadute economiche di tutti i tipi.
martedì 10 ottobre 2023
La Struttura fisica degli Stati Uniti d'America
Fonte LIMES Rivista Italiana di geopolitica
Nella carta sono indicate le prime 13 colonie poi diventati Stati dell'Unione britanniche tutte sulla costa occidentale (Oceano Atlantico). La catena dei Monti Appalachi divide le pianure atlantiche da quelle centrali.
Sono indicati nella Carta Il Deserto de Mojave, il Great Basin Dedert, Il Deserto di Sonora, il Deserto di Chhhuahua. Le montagne Rocciose rappresentano la grande divisone dell'Ovest Le coste del pacifico sono bagnnate da terre pianeggianti a ridosso della costa.
Su questi territori nel 2019 vi erano 328.239 523 milioni di abitanti con un reddito procapite in media di 65112,5 Dollari anno
Le suddivisioni montagna/pianura secondo Giacomo Durando, inventore nel 1846 del termine geopolitica, influiscono sui comportamenti e sulle decisioni delle popolazioni e del loro modo di interagirsi. LO studio della carta fisica è quindi propedeutico allo studio della carta geopolitica.
sabato 30 settembre 2023
mercoledì 20 settembre 2023
QUADERNO ON LINE Indici Giugno 2023
SOMMARIO
ANNO LXXXIV, Supplemento on line, VIII,
n. 89
Giugno 2023
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Massimo Coltrinari, Editoriale,
Giugno 2023
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Massimo Coltrinari, Copertina, Giugno 2023
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DIBATTITI
Redazionale, Radio Londra. E' al microfono il Colonello
Stevans. 23 giugno 2023
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Redazionale, La
Grande Guerra e l’attività diplomatica dell’Italia
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Redazionale, 10 giugno 1918 - azione di Premuda
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Sergio Benedetto Sabetta, Il deposito e la ricostruzione della memoria
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Redazionale, Parresia, ovvero "Dire il
Vero"
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Redazionale, Strumenti per comprendere uno dei
periodi più controversi della storia recente
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ARCHIVIO
Redazionale, Il Valore MIlitare Riconosciuto
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Redazionale, Fanteria Italiana Ex Brigata Regina 9° Reggimento Fanteria
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Redazionale, La Carta d'Italia al momento della
proclamazione del Regno d'Italia 1861
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Redazionale, Documenti.
La Beffa di Buccari
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Redazionale, Fanteria Italiana Ex Brigata Regina 10° Reggimento Fanteria
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Redazionale, II Fronte della Guerra di Liberazione
Partigiani Cristina
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Monica Apostoli, Materiali per la Storia del Genio Telegrafisti
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Redazionale, Il dramma dell'Olocausto. Le idee che lo
generarono sono ancora presenti nella nostra società
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UNA FINESTRA SUL MONDO
Redazionale,
Siria: un conflitto dimenticato
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Redazionale,
Le alture del Golan Carta
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Redazionale,
Bellum Justum
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Antonio Trogu,
Antonio Trogu - Libano, paese senza pace
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SEGNALAZIONI LIBRARIE
Redazionale, Maria Luisa Suprani Querzoli: La verità
sul generale Capello
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CESVAM NOTIZIE
CENTRO STUDI SUL VALORE MILITARE
Redazionale, 2
giugno 2023 Festa della Repubblica
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Redazionale,
Rivista QUADERNI. Condizione di cessione per il 2023
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Redazionale, Albo
d'Oro. Situazione
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Redazionale,
Rivistra QUADERNI, Anno LXXXIV, Supplemento XXIX, 2023, n. 2 28° della Rivista,
Aprile - Giugno 2023, Nota Redazione
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Redazionale, Lorenzo Brunetti
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post in data 17.06.2023
Redazionale, Giovanni Riccardo Baldelli assume la Presidenza del Lions Club di
Perugia
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Redazionale, La
diffusione di QUADERNI ON LINE
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AUTORI
Pecce Alessio, ricercatore
Bottoni Roberta, Istituto del Nastro Azzurro
Coltrinari, Massimo direttore CESVAM
Francesco Attanasio, Presidente della federazione di Siracusa
Mario Pereira, Vice presidente Federazione di Pistoia
Carandente Chiara, Istituto del Nastro Azzurro
Baldoni, Massimo, pseudonimo
Giorgio Lavorini, Presidente Federazione di Prato
Federico Levy, collaboratore
Elsa Bonacini, collaboratrice CESVAM
Osvaldo Biribicchi, Associato CESVAM
Alessia Biasiolo, collaboratrice CESVAM
Luigi Marsibilio, membro del Collegio dei redattori della
Rivista
Giancarlo Ramaccia, vice direttore CESVAM
Giovanni Cecini membro del Collegio dei redattori della Rivista
Numero
chiuso in data 30.06.2023